In Venezuela a distanza non si adottano solo i bambini...
L'ospedale IAHULA di Mérida in Venezuela è un ospedale che fino a
sei/ sette anni fa era una eccellenza nonché il più grande di tutto
lo stato da cui prende nome la città. Oggi è fatiscente, spesso
senza acqua ed elettricità, senza reattivi per gli esami e con il
reparto di emergenza senza aria condizionata da tre anni. I ricoverati
devono farsi portare persino l' ago ed il filo di sutura perchè
l'ospedale è sprovvisto di tutto. In queste condizioni allucinanti,
in un paese portato allo sfascio dalla situazione politica, ci sono
degli eroi che lavorano. Sono le/i medici e le/gli infermieri che non
si sono ancora uniti alla diaspora dei Venezuelani che continuano a
malincuore ad abbandonare il proprio paese rinunciando alla famiglia e
spesso alla propria professione, cercando all'estero una vita che
sappia più di vita che di sopravvivenza. Il paese oltre essere senza
luce, senza acqua, senza trasporto pubblico, senza benzina (pur
galleggiando sul petrolio) si trova quindi anche senza medici. Quelli
che rimangono hanno dei salari che variano dai 15 ai 20 dollari
mensili come quelli dei docenti universitari, ma un pacco di riso
costa 1,5 dollari ed un litro di benzina, ormai venduta solo di
contrabbando perché le pompe sono sempre sfornite, arriva a costarne
due.
Ecco perchè P.A.U.L.A. l'associazione di medici del' ospedale, è
ricorsa all'ultima risorsa possibile ed immaginabile ed ha lanciato
una campagna per " sostenere a distanza" medici ed infermieri,
garantendogli uno stipendio decente ed invogliandoli a rimanere.
Oggi, 8 dicembre 2020, è stato formalizzato un accordo per cui noi
nel 2021 aiuteremo dodici di questi/e coraggiosi/e professionisti/e.